LA CASETTA DI BENVOLERE
- di Roberto Campia, per Giocafiabe ed i suoi lettori! -
Il protagonista di questa storia è un signore di mezza età, come ce ne sono tanti, la casa invece non è un palazzo come quelli che riempiono le città moderne ma un impasto grazioso di mattoni, cemento, travi e tegole più che adatto ad ospitare una bella famiglia per diversi giorni e proteggerla in caso di maltempo.
Il signore in questione si chiama Bert, ha già i capelli bianchi e poche rughe per alcune peripezie vissute e superate con qualche affanno, e vorrebbe sempre fare qualcosa di utile per sè e per gli altri; la casa, che d'ora in poi chiameremo casetta, si trova a Benvolere, un paesetto in provincia Biella, su una collina nei pressi delle montagne dove in un passato lontanissimo si estendevano ghiacciai inaccessibili.
Là forse hanno camminato i dinosauri e prima della costruzione delle case hanno spostato loro quei massi enormi che sono rimasti lì e che ormai nessuno potrebbe più muovere.
Non parleremo però di quei tempi remoti, anche perchè non ci sono prove certe dei frequentatori di allora, ma di tempi più recenti, all'incirca dei nostri giorni.
Dicevamo del Signor Bert, lui aveva frequentato quel posto fin da bambino; lì lo portavano i suoi genitori Elin e Anch a giocare e respirare l'aria buona i fine settimana ed anche buona parte dei periodi estivi.
Lì aveva giocato a lungo all'aria aperta, con suo fratello, con gli altri amici bambini, aveva fatto le prime scoperte e conosciuto la bellezza della natura che tutto intorno trabocca di prati e boschi.
Aveva anche conosciuto e visto come vivevano i vecchi del posto, autentici eroi dall'età assai avanzata, aspetto talvolta trasandato ed abitudini un po' grezze rispetto ai costumi cittadini.
Però quei vecchi custodivano segreti eccezionali, se era vero che avevano saputo superare prove di vita terribili: guerre, carestie, emigrazione, malattie; se cominciavano a raccontare potevano continuare fino a notte tarda e tutti li stavano ad ascoltare, anche perchè almeno in principio non c'erano molte televisioni nelle case e la gente d'estate stava tutta fuori la sera finchè la stanchezza non prendeva il sopravvento.
Sentite che nomi importanti avevano quei signori: Flavio e Tersilla, Guerrino della moto, Garias, Mariulin, July e Teresin, Dorina, Angiolina la Sindachessa, Santus e Bianca, Nando, Neta, Antonietta, Giaculin, e poi Ires, Gildo e Remola della Cascina Pel, e poi ancora Pina e Fiorentino della Cascina Tam, e per non dire di Libero e Sina, Genia, Delchi, Steu, Carola, Clotilde, Maria, Renato e Feliciun di Casal Mo,..
Sono proprio loro che hanno calpestato a lungo quelle strade prima che si diffondessero le automobili e hanno colmato di vita il borgo già ben prima che Bert arrivasse.
Di ognuno di loro si potrebbe scrivere una storia a parte, e forse si farà.
Oltre alle persone, a Bert piacevano gli animali, quasi tutte le famiglie residenti possedevano cani, gatti, galline, conigli, talvolta mucche, cavalli, asini, capre, tacchini,. poi c'erano le rondini, le libellule, le lucciole, le api, i grilli, e anche lucertole, lumache, serpentelli, volpi, ragni,. tutti animali che già negli anni '60 non erano poi così famigliari per un bambino di città.
E per ultimo c'erano le stelle, più brillanti e visibili di notte per via della scarsa illuminazione del paese, costituita da una decina appena di lampadine appese agli angoli principali delle vie.
Le vie, non asfaltate ma ricoperte di ciotoli come le strade medievali, disegnavano la pianta del paese, e lungo di esse si affacciavano e continuano ad affacciarsi i cortili con tante casette come quella della nostra storia, tutte a due piani, tutte con i tetti di tegole rosse e con tanti camini, poche con una scala interna per passare da un piano all'altro senza uscir fuori, e ancor meno con un bagno interno.
La casetta della nostra storia era già a quei tempi graziosa avendo beneficiato di una sapiente ristrutturazione ad opera del nonno di Bert, Nigi soprannominato Pippo, che era muratore e nutriva pure lui affetto per quella che era stata la casa della sua mamma, Carolina.
Pippo, al pari di molti suoi coetanei, aveva dovuto andare lontano per lavorare, in Francia, poi in Italia, ma evidentemente aveva stabilito un legame affettivo con quel posto e con quella casetta in particolare, così che quando ne ebbe la possibilità la rimodernò e la rese accogliente per permettere ai suoi nipoti di utilizzarla come casa per le vacanze.
Bert ricorda ancora bene alcuni episodi legati alla iniziale presa in possesso della casetta, molto amata anche dai suoi genitori che l'hanno continuamente migliorata (sostituendo i serramenti, tinteggiando, introducendo nuovi arredi e suppellettili, espandendo il locale adibito a legnaia, rifacendo un tetto,. ); il loro impegno per abbellirla e renderla funzionale, anche con l'aiuto dei figli, non è mai cessato e per un certo periodo hanno pure condotto un orto molto rigoglioso, coltivato senza l'ausilio di mezzi meccanici ma solo con gli strumenti tipici dei contadini: badile, zappa e rastrello.
Il rapporto tra Bert e la casetta si è sviluppato proprio a partire dai suoi anni giovanili, rafforzandosi col vivere esperienze particolari: in quella casa non c'è mai stata una lavatrice, ma per lavare si doveva andare fino al lavatoio pubblico; in quella casa per lungo tempo non c'è stato un frigorifero, ma i cibi si conservavano nella stanza fredda; in quella casa non c'erano i termosifoni, ma la stufa che è l'oggetto intorno al quale si riunisce la famiglia quando non fa più molto caldo e scoppiettando fornisce calore per riscaldarsi e per cucinare; in quella casa la corrente elettrica poteva interrompersi al primo piccolo temporale ed allora non dovevano mai mancare le candele; in quella casa non c'era il telefono, e nemmeno nelle case vicine per cui si viveva in uno stato di notevole isolamento dal resto del mondo; in quella casa non c'era l'acqua calda, e allora lavarsi al mattino poteva essere un'esperienza con qualche traccia di eroismo; non c'era la televisione, la radio si,..
Si badi bene che si è parlato di "amicizia" tra Bert e la casetta. Amicizia è una parola grossa, un rapporto complesso con alti e bassi caratterizzato da un costante reciproco rispetto, non vuol dire necessariamente che tutto sia sempre filato liscio e che non ci siano stati momenti difficili.
Durante certi periodi Bert aveva anche provato disagio o avversione per la casetta, quando c'era sempre da lavorare, quando avrebbe voluto esplorare il mondo e conoscere tanta più gente di quella che frequentava Benvolere, quando gli sembrava troppo piccola e semplice per esaudire i suoi sogni di utilizzarla insieme ai suoi amici di città, quando c'era stato da dire con i vicini per questioni di confini, ma di sicuro quella casetta incastrata tra le altre a due passi dai boschi era capace di riservare sempre qualche sorpresa e soprattutto non tradiva mai le aspettative.
Da secoli resisteva lì al suo posto, quei muri avevano costituito un rifugio sicuro per lui, per la sua famiglia, per i suoi avi, aveva resistito a inverni gelidi ed estati torride, aveva fornito infinite occasioni di svago e incontro.
Sono questi pensieri e ricordi che mettono le basi per l'amicizia di cui parla la storia.
I muri della casetta sono molto più spessi dei muri normali, si dice perchè non sono fatti di soli mattoni ma anche di pietre e fango, ma forse anche perchè al loro interno c'è ancora sudore vero e un cuore grande che tanto ha dato in tutto questo tempo a tutti coloro che per un motivo o per l'altro si sono trovati a spendere dei giorni al loro interno.
Di sicuro d'estate proteggono dal caldo afoso e d'inverno tengono fuori il freddo pungente, consentendo di raggiungere una temperatura gradevole già dopo poche ore di accensione della vecchia stufa di ghisa.
Qualche parola merita ancora questo strumento di primaria importanza dal funzionamento tanto semplice quanto efficace: bastano un fiammifero ed un po' di legna che però deve essere tagliata e spaccata già in anticipo (e pure questo insegna a prepararsi in vista dell'inverno, e più in generale a prepararsi quando nella vita c'è abbondanza in previsione dei tempi più difficili).
Essa consente di cucinare piatti squisiti al crepitare della legna che brucia, scalda una buona quantità di acqua per gli usi alimentari e non, è dotata di due forni per la cottura di verdure, frutta, pane, ecc, ecc, può servire alla preparazione delle caldarroste d'autunno con la apposita pentola bucherellata, e alla fine restituisce solo un po' di cenere grigia, che ora si getta via ma che in passato veniva a sua volta riutilizzata per lavare i panni!
È davvero l'oggetto più importante in cucina e raccoglie intorno a se tutta la famiglia più e meglio di quanto riesca a fare la moderna televisione.
Dimenticavo, occorre una certa perizia nell'accenderla e mantenerla in vita, richiede preparazione ed attenzione, per farla funzionare al meglio senza pericoli.
Le vita del giovane Bert si è svolta prevalentemente in luoghi diversi da Benvolere, scuola, vacanze, viaggi, servizio militare, lavoro, ma il legame con la casetta si è andato sempre rafforzando; in periodi diversi ha contribuito ad abbellirla, ad arredarla, a farla conoscere. Col passare del tempo le piccole stanze si sono riempite di arredi dalle più svariate provenienze, parenti ed amici l'hanno animata e apprezzata, sembrava davvero una bella relazione.
Ad un certo punto però venne l'inverno, non solo nel senso della stagione, ma a significare che per ragioni che qui non diremo le occasioni di incontro tra Bert e la casetta si fecero davvero rare.
Non più di una o due visite l'anno, sempre solo per poche ore, e con l'idea che prima o poi si sarebbero salutati per sempre, la casetta per restare lì ad ospitare altre famiglie, altri bambini, e Bert per la sua strada, a scoprire nuovi percorsi.
È proprio nel corso di questi lunghi anni che la casetta ha dato prova di cosa vuol dire l'amicizia: non ha reagito malamente all'allentarsi della relazione, ha mantenuto un atteggiamento sincero e fiero resistendo ad ogni attacco (atmosferico ma anche ad opera di occasionali ladruncoli), non ha ceduto nè alla neve nè al ghiaccio, ha aperto la sua porta a Bert ogni volta che l'andava a trovare facendosi trovare sempre in ordine ed anche offrendo una parte del suo contenuto per le case nuove che Bert e il suo fratello andavano formando in altre località.
In Bert si fece largo l'idea che forse non era giusto separarsi dalla casetta; provò a presentarla a sua moglie Yanaz e a sui figlio Jovi i quali, superato il primo momento di timidezza, si mostrarono abbastanza interessati a frequentare nel tempo libero la zona di Benvolere.
Si ricorda in particolare che il piccolo Jovi restò molto colpito alla vista del vecchio camino, del tipo di quelli che piacciono a Babbo Natale; alla vista delle lingue di fuoco che danzavano sicure nel camino stesso esclamò: "Mah! È una favola?!"
Alcuni frequentatori a vario titolo di Benvolere, che ben ricordavano Bert e la sua famiglia, nel vedere riaprire la casetta, lo riavvicinarono con buone parole e lo incoraggiarono.
Tra questi Elvin e Gsep, David e sicuramente sua madre Olly, tipica donna forte di quei territori, una matriarca dalla grande famiglia che sapeva riunire ogni fine settimana, preparando per tutti gustosi pranzi da consumare nella capiente cucina della casa gialla, quasi adiacente alla casetta di Bert.
Sovente faceva trovare a Jovi simpatici omaggi, ed era anche una apprezzata conoscitrice di Benvolere, brava a raccontare aneddoti sulla sua storia e a mostrare interessanti percorsi da fare a piedi o in bicicletta.
Certo però riprendere a utilizzare la casetta non era impresa facile, perchè qualche segno il tempo l'aveva lasciato su quei muri (e non parliamo solo di ragnatele); alcuni lavori si rendevano assolutamente indispensabili per metterla a disposizione della nuova famiglia di Bert.
Bisognava inoltre conciliare le sue idee, improntate ad un recupero conservativo della casa, con quelle di sua moglie Yanaz, che invece propendeva per una sostanziale trasformazione della stessa in una abitazione dalle caratteristiche più moderne, senza andare tanto per il sottile con tutto quello che era stato il passato di Bert e che lei non poteva conoscere.
Ma Bert non voleva tradire la vecchia casetta ed il suo spirito, era sempre stato un tipo determinato e fu a quel punto che il destino gli mandò incontro un certo Welcome.
Welcome era ed è un tipo incredibile, forse proviene da qualche pianeta lontano, magro oltre l'immaginabile e forte come un toro, con i capelli sparati e la sigaretta sempre accesa, è la persona che mai penseresti di trovare in un paesino come Benvolere eppure proprio lì si era recato per fare alcuni lavoretti.
Definirlo artista è poco anche se molto modestamente lui si definisce muratore, come il nonno di Bert.
Con pochi semplici strumenti (una cazzuola ed un martello) lui sa modellare legno, cemento, assemblare mattoni, tirare fili, allacciare tubi, posare pavimenti, pitturare pareti, aggiustare motori, e chissà quante altre cose ancora.
Diventa presto amico di Bert e della sua casetta e si mette all'opera per ridonare ad entrambi una nuova vita.
Sulle prime Bert non crede ai suoi occhi, mai avrebbe pensato di veder rivivere la sua casetta tanto bella; dai tetti alle fondamenta, da dentro e da fuori Welcome ha rimodernato tutto con tanti sapienti interventi e la casetta ricambiava riconoscente offrendo a Bert e Welcome numerose belle occasioni di incontro e tante giornate allegre che Bert poteva proporre alla sua famiglia.
Per il tempo necessario ai lavori di ristrutturazione la famiglia di Bert soggiornò nientemeno che nella casa della Regina, una gentilissima e generosissima signora di quei luoghi, che oltre al suo castello aveva anche una grande casa bianca vicino alla casetta, da lei destinata all'accoglienza delle persone che riteneva più degne.
Tra queste in certi periodi dell'anno figuravano perfino dei cercatori d'oro, equipaggiati con grandi setacci, cappelli e stivali.
Si ignora se qualcuno di essi ha mai fatto davvero fortuna! Sicuramente tutti hanno fatto ritorno a casa col ricordo nitido della bellezza del paesaggio, della grande ospitalità della Regina e della bontà delle sue proverbiali colazioni.
Pian piano la casetta rimodernata contagiò quelle confinanti, che nel volgere di pochi mesi furono interessate da analoghi interventi di restauro migliorando complessivamente l'immagine di quel cortile del borgo di Benvolere.
Siccome l'amicizia tra Bert e la casetta è ormai cosa nota, può essere interessante osservare come entrambi si sforzano sempre di apparire al meglio delle loro possibilità: Bert affronta con piacere il viaggio anche quando è magari stanco per portare la famiglia a Benvolere, la casetta si rianima subito con allegria quando riceve la visita di Bert.
Se c'è un raggio di sole lo cattura subito per offrirlo ai suoi ospiti, nei piccoli giardinetti in cortile fa sempre trovare un fiore, una rosa, una pianta aromatica per cucinare il pranzo, il comignolo manda all'intorno amichevoli segnali di fumo, e tutto quanto è custodito al suo interno si dispone a fare "una bella figura".
Il massimo della soddisfazione si prova quando bambini curiosi entrano e giocano nelle sue stanze, in particolare Jovi, al quale è riservato un personale armadietto a muro per i giocattoli, e le sue cuginette Marta e Chiarina, che sono già venute a trovarlo più di una volta.
Jovi a Benvolere ha una bicicletta verde che adopera per spostarsi lungo le vie acciottolate, e talvolta fa ritorno con altri amici bambini; è bello vederli stupire davanti a qualche vecchio giocattolo riscoperto o ascoltando canzoni antiche suonate da un giradischi sopravvissuto chissà come alla rivoluzione tecnologica del suono digitale.
I boschi vicinissimi e rigogliosi, attraversati da tanti sentieri e diversi torrentelli, non mancano mai di offrire qualche frutto di stagione, funghi, castagne, mele, more, e paesaggi e profumi che rendono le passeggiate oltremodo piacevoli.
Bert ama molto questi momenti e situazioni, li osserva sornione e sorride sotto i baffi, e ringrazia sempre la casetta per tutte le occasioni che gli offre di ricordare i bei tempi andati e mostrare agli altri com'è bello riportare in vita una casa sottraendola all'inesorabile degrado.
Avete mai notato quante case abbandonate mostrano evidenti i segni di un passato ben più glorioso? Ce ne sono a Benvolere, ma ce ne sono tante praticamente in tutti i paesi perchè la tendenza più diffusa è quella di trascorrere il tempo libero in località alla moda e con tante attrazioni.
Ovviamente non si può negare il piacere di scoprire posti nuovi e vivere avventure emozionanti, ma suggerirei (e qui viene la proposta di gioco da svolgere quando si va in giro da qualsiasi parte) di provare a soffermarsi anche su tutte quelle cose, e tra queste proprio le case, che nei tempi andati hanno rappresentato beni preziosi per chi li ha posseduti, ed ora appaiono un po' appannate.
Sarebbe bello che tutte le abitazioni abbandonate trovassero un amico come Bert che con passione le riaprisse e andasse alla scoperta dei loro piccoli segreti.
Sai quante storie interessanti ritornerebbero alla luce? Ci sono oggetti, fotografie, attrezzi e utensili che potrebbero raccontare una quantità incredibile di avventure ed insegnare a chi li sa interrogare più di tanti libri.
Certo occorrerebbe l'abilità del vecchio Welcome, ma in fondo tutti noi abbiamo delle capacità, delle attitudini, delle manualità che possiamo migliorare; uno dei modi migliori per svilupparle è proprio quello di studiare come funzionavano vecchi marchingegni e provare a metterli in azione.
Gli oggetti moderni sono quasi tutti prodotti in serie, tutti uguali, complessi e delicati, quando si bloccano il più delle volte sono da sostituire.
Il gioco bello è proprio scovare oggetti vecchi, unici, dal funzionamento strano ma intellegibile, che anche se bloccati da un po' di polvere o ruggine con pochi accorti interventi possono tornare alla primitiva efficienza.
Le case hanno anche questa funzione, di costituire un ponte tra le generazioni, di legare chi ci ha preceduto con chi verrà, e lo possono fare attraverso tutta quella miriade di oggetti che le riempiono.
I paesi sono cose vive, se le case si aprono le gente si reincontra, e sono tantissimi i paesi reali (come Benvolere) che possono tornare a sorridere se trovano tanti signori veri (come il Bert della nostra storia) ed appassionati.