I GIOCHI BACCOLIMPICI
Prefazione
Questo racconto è l'omaggio che Giocafiabe vuole rivolgere alla Freewhite per la dedizione, l'impegno e la professionalità che caratterizzano tutte le loro iniziative, mirate a coniugare due ambiti apparentemente antitetici: la disabilità e lo sport.
Partecipare a queste iniziative è un'esperienza che arricchisce sia le persone direttamente interessate, che attraverso la pratica sportiva possono scoprire nuove potenzialità fisiche e psichiche per darsi sempre nuovi obiettivi da raggiungere e superare, sia le persone che li accompagnano, che possono vedere i loro cari esprimersi al meglio in un contesto libero da ogni pregiudizio, sempre positivo e solidale.
Insomma, lo sport come mezzo di affermazione personale e integrazione sociale, per superare i limiti imposti dal proprio stato di disabilità: ecco la ricetta Freewhite, che non solo condividiamo, ma che cerchiamo di divulgare affinché sempre più persone possano venirne a conoscenza.
Vi lasciamo quindi alla lettura de “i giochi baccolimpici”, trasposizione in un mondo fantastico dell'esperienza vissuta da Chiara e dai suoi compagni alle settimane multisport organizzate da Gianfranco e dal suo team di collaboratori.
Dal Programma di Estate Ragazzi della settimana.
Lunedì 1 agosto
Gita a Sestriere, ospiti della locale scuola di calcio.
ore 07.00 Ritrovo di fronte all'ingresso della scuola
ore 09.00 Arrivo al campo di Sestriere, incontro
con la A.C. Cortanese ed inizio attività
ore 12.00 Pranzo al sacco
ore 14.00 Attività presso il campo sportivo
ore 18:00 Partenza per Torino, con arrivo
previsto alle ore 20.00
Ero davvero contenta di andare a Sestriere, da giorni il caldo in città era sempre più opprimente e una giornata in montagna era proprio quello che ci voleva.
Certo qualche perplessità ce l'avevo: cosa ci andavo a fare a Sestriere, al campo sportivo, dato che vivo su una sedia rotelle?
Avevo provato più volte a chiedere agli organizzatori, ma avevo sempre ricevuto risposte molto vaghe.
“Una volta lì, vedremo.” diceva uno, l'altro replicava “Stai tranquilla, ci inventeremo qualcosa... e poi c'è sempre Mario con te!”
Già, Mario era l'altro ragazzo del gruppo che condivideva con me la vita su quattro ruote! Era molto simpatico e spesso passavamo intere giornate a chiacchierare mentre gli altri nostri compagni si scatenavano in interminabili partite di pallone.
Ed eccoci alla partenza... ed alla prima difficoltà: non è sempre facile salire su un pullman da turismo se hai la carrozzina.
Per fortuna Patrick, l'autista, era un ragazzone agile e robusto che mi prese agevolmente in braccio e mi accompagnò al sedile, vicino – neanche a dirlo – a Mario.
Sul pullman c'era grande entusiasmo, erano tutti eccitati all'idea di allenarsi con una squadra professionistica, qualcuno diceva addirittura che ci sarebbero stati dei giocatori di serie A; Mario ed io invece non riuscivamo a condividere questa euforia e continuavamo a chiederci che cosa avremmo fatto tutto il giorno.
“Non ho certo voglia di stare a guardare ‘sti ragazzini correre dietro una palla!” ripeteva in continuazione Mario, “stai tranquillo – gli rispondevo – vedrai che riusciremo a trovare qualcosa di divertente da fare, magari qualcuno ci accompagnerà in paese.”
Patrick aveva sentito i nostri discorsi e così ci confidò che proprio vicino al campo sportivo c'era un posto meraviglioso: un bel laghetto al centro di un grande prato, circondato da un folto bosco di larici.
“Lì potrete muovervi liberamente, respirare l'aria buona e godervi il fresco, mentre i vostri amici faticheranno sotto il sole cocente!” ci disse ridacchiando.
“In realtà piacerebbe anche noi poter correre e giocare – disse Mario, un po' triste – invece noi non riusciamo mai a fare nulla, al massimo qualche passeggiata, se qualcuno ci accompagna.”
“Mario ha ragione – incalzai – anche a noi piacerebbe fare sport ma il più delle volte l'unica cosa che possiamo fare è guardarlo alla TV.”
Patrick restò un attimo in silenzio, poi ci disse; “ve lo ripeto, quel posto è da favola! È lì che io passo le mie giornate in attesa di riportare i ragazzi in città, e vi posso assicurare che non mi sono mai annoiato.”
Questa frase ci colpì particolarmente: “dimmi Chiara – mi disse Mario sottovoce – che ci sarà mai di così interessante a stare in un prato tutto il giorno?!”
“Non lo so proprio – risposi – ma Patrick mi sembra uno in gamba e non ci rimane che fidarci di lui... oppure preferisci stare tutto il tempo seduto in panchina a guardare le partite?”
Giungemmo così finalmente al campo sportivo di Sestriere.
I ragazzi balzarono immediatamente giù dal pullman, recuperarono le loro sacche da calcio e si intrufolarono veloci negli spogliatoi; Mario ed io – ovviamente – eravamo ancora seduti lì al nostro posto, mentre Patrick preparava le nostre carrozzine.
“Se siete d'accordo Chiara e Mario possono stare con me, così voi potete seguire gli altri ragazzi al campo” propose Patrick ai nostri accompagnatori, che presero immediatamente la palla al balzo (è proprio il caso di dirlo) e scomparirono all'interno del campo.
“Perfetto – dissero - se volete ci vediamo per pranzo, altrimenti all'autobus alle 18.00, puntuali, per il ritorno!”
Giungemmo quindi al parco che Patrick ci aveva descritto durante il viaggio: “Bene, ecco qui. Cosa vi dicevo, non è fantastico? Guardate che panorama!”
In effetti il panorama era davvero mozzafiato, un prato molto ben curato contornava un laghetto dall'acqua cristallina, sullo sfondo un immenso bosco di larici, il tutto incorniciato da possenti montagne.
Raggiungemmo le rive del lago; le strutture del campo sportivo quasi non si vedevano più, c'era solo un bel chiosco in legno, con i tavolini ben apparecchiati e le sdraio per prendere il sole.
“Ciao Patrick – esclamò una voce dall'interno del chiosco – come va? Chi sono i tuoi nuovi amici?”
“Ciao Evis, ti presento Chiara e Mario – rispose Patrick - sono arrivati oggi in gita al campo sportivo, ma come vedi ho preferito tenerli con me che lasciarli lì con gli altri ragazzi.”
Strizzò l'occhio a Evis e ci accompagnò ad un tavolo.
Mario ed io ci scambiammo un'occhiata interrogativa; cosa intendeva dire con questa frase? Che intenzioni aveva questo Patrick? Prima ancora che potessimo darci una risposta Evis era uscita dal chiosco e ci aveva portato al tavolo due bei bicchieroni di una bibita rossa.
“Oggi fa molto caldo, assaggiate questo succo di frutta e ditemi che cosa ne pensate. È una bibita molto particolare, la offro solo ai miei clienti più fidati, come Patrick, e ovviamente ai suoi amici.”
Il sole era davvero caldo e così, assetati come eravamo, portammo alle labbra il bicchiere ed assaggiammo quella bibita: aveva un sapore davvero particolare, un po' asprigno ma comunque gradevole.
Prima un piccolo sorso, poi un altro ed un altro ancora, così che in un attimo i nostri bicchieri furono completamente vuoti; Patrick invece se l'era scolato tutto in un solo sorso.
“È molto buono – dissi rivolgendomi a Evis che era seduta al tavolo con noi – che cosa è? Non mi sembra di aver mai assaggiato nulla di simile; vero, Mario?”
“Hai ragione – mi rispose – ed è talmente buono che io quasi quasi me ne berrei un altro bicchiere!”
“Quello che avete appena bevuto non è una semplice bibita – disse Evis – ma un succo molto particolare. È la chiave di accesso ad un mondo fantastico!”
Intervenne quindi Patrick “Evis ha ragione. Adesso però chiudete gli occhi e concentratevi sul sapore del succo che avete appena bevuto!”
Per l'ennesima volta Mario ed io ci scambiammo un'occhiata stupita.
”Dev'essere un gioco! – mi disse Mario a bassa voce – all'asilo ce ne avevano fatto uno simile per riuscire a riconoscere i sapori dei vari tipi di frutta.”
“Già! Forse dobbiamo indovinare che tipo di bacche hanno utilizzato per questo cocktail. Mirtilli? Ribes? Ginepro? ... boh!”
Ad un tratto, l'urlo di Mario interruppe la mia concentrazione; spalancai immediatamente gli occhi e capii il motivo di quell'urlo.
Intorno a noi il paesaggio era completamente diverso: scomparse le montagne, il lago, il chiosco; immensi ed altissimi fili d'erba ci sovrastavano e quasi oscuravano il cielo.
Ci sentimmo all'improvviso piccoli e indifesi, in un ambiente che appariva ostile e pericoloso.
Aguzzammo quindi la vista e potemmo così notare fra la vegetazione delle graziose casette dai tetti aguzzi, con giardini curati e viali ben lastricati; in lontananza, sterminati campi di bacche rosse.
Una piccola folla si stava intanto avvicinando a noi, guidata da un simpatico ometto.
“Benvenuti a Baccalandia. Lasciate che mi presenti, sono Gianfranco, il capo villaggio. Non abbiate timore e seguitemi. Tutto è pronto per rendere questa vostra giornata indimenticabile.” Poi, guardandosi attorno con attenzione, esclamò: “Patrick, dove sei? Ah, eccoti qui! Perché non spieghi ai nostri giovani amici dove sono arrivati e perché sono qui?”
“Allora, come ha detto Gianfranco siete ospiti di Baccalandia, un villaggio incantato ai piedi del chiosco di Evis. Questi immensi fili d'erba che ci sovrastano altro non sono che il prato che fino a pochi minuti fa calpestavate con le vostre carrozzine. È un villaggio in miniatura, grande poco più che il palmo di una mano, dove vivono felici questi omini coltivando le bacche della felicità, quelle che Evis ha utilizzato per preparare la bevanda che avete appena bevuto. È proprio grazie a questo nettare che ora voi ed io possiamo passeggiare liberamente per Baccalandia. Ve l'avevo detto che vi avrei accompagnato in un posto da favola!”
Era incredibile, Mario ed io continuavamo a scambiarci dei pizzicotti per capire se stessimo sognando... e comunque continuavamo a non capire il motivo della nostra presenza Baccalandia.
Prese nuovamente la parola Gianfranco: “Questa è un'oasi felice: i baccalandi vivono in pace ed armonia fra loro, al contrario del popolo di sopra , del quale siamo profondi conoscitori; essendo noi un popolo molto generoso, ci siamo interrogati più volte su come poter portare un po' di serenità anche ai nostri fratelli maggiori , specie quelli più in difficoltà. Da qui nasce la nostra antica amicizia con Evis, e poi con Patrick e successivamente con tanti altri amici che da tempo ormai frequentano Baccalandia”.
Questa storia era davvero incredibile, era troppo anche per me, abituata da sempre a lavorare di fantasia, a inventare e scrivere storie fantastiche.
Mi rivolsi quindi a Gianfranco: “Tutto ciò è molto bello e meritevole. Ma ancora non ho capito perché Patrick ha accompagnato me e Mario quaggiù! Insomma, siamo su una sedia a rotelle, è vero, ma non siamo persone in difficoltà. E non siamo neanche infelici!”
“Lo so – replicò Gianfranco – ma so anche che tu e Mario, come molti altri ragazzi che vi hanno preceduto, amate il gioco, il movimento, insomma, lo sport – come lo chiamate voi – e che nella terra di sopra non è sempre facile praticarlo quando si vive su una carrozzella. Ecco quindi il motivo per cui siete qui: in vostro onore abbiamo preparato un'edizione speciale dei nostri giochi baccolimpici, in cui potrete misurarvi nelle nostre discipline sportive, al fianco dei nostri migliori atleti. Ma adesso basta perdere tempo in chiacchiere! Avviamoci ai campi di gara e diamo inizio alla festa.”
Già, per i baccalandi ogni occasione era buona per fare festa, specie quando arrivavano ospiti dalla terra di sopra ; ci ritrovammo così parte di un corteo festante che raggiunse un'estesa radura, circondata da cespugli ricolmi di bacche e a ridosso del bosco di larici.
“Gianfranco ha proprio colto nel segno – disse entusiasta Mario – ricordi quante volte abbiamo fantasticato sulla possibilità di partecipare a gare sportive?”
Era veramente così, la voglia di praticare sport era fortemente radicata in noi, insieme alla consapevolezza di quanto questo fosse difficile, nella nostra situazione.
“È incredibile – esclamai emozionata – stiamo per partecipare a delle specie di Olimpiadi.”
“Eccoci arrivati! – disse Gianfranco, entrando nella radura – permettetemi di illustrarvi il programma dei giochi e presentarvi i miei collaboratori che vi seguiranno nelle attività. Inizieremo subito forte con due belle sessioni di rotola-bacca , specialità nella quale, modestamente, non ho rivali; a seguire un bel percorso di ruota-la-bacca , in compagnia di Paola, atleta pluridecorata in questa specialità. Successivamente Alex e Silvia, rispettivi vincitori della bacca d'oro agli ultimi giochi baccolimpici, vi guideranno in una serie di prove di bacca-in-buca e buca-la-bacca. Infine, il nostro maestro Pietro vi svelerà i segreti della bacca-rimbalza . Tutto chiaro? Che si dia inizio ai giochi!”
“Veramente non abbiamo capito un granché – disse timidamente Mario – noi non conosciamo queste specialità.”
Prima ancora di finire la frase lui ed io eravamo stati prelevati dalle nostre carrozzine e legati all'interno di due gusci, appoggiati su 4 bacche che fungevano da ruote.
“È tutto molto semplice, – intervenne Gianfranco – nel rotola-bacca ci si arrampica sui rami più alti dei larici che circondano la radura e poi ci si lascia cadere a tutta velocità a bordo di questi gusci, frenando appena, all'occorrenza. È divertentissimo. Dai Paola, seguici anche tu!”
Un ingegnoso sistema di funi e carrucole permetteva di trasportare fin sulle fronde più alte dei larici i nostri gusci; da lassù tutto sembrava ancora più piccolo!
Non nascondo di avere avuto all'inizio un po' di paura, non sapevo usare bene questo strano attrezzo a cui mi avevano legato, ma una volta presa dimestichezza con il mezzo, eccomi lanciata a tutta velocità lungo il ramo di larice, un salto ed eccomi sul ramo dell'albero a fianco, e giù di nuovo a rotta di collo verso la radura. Davanti a me Gianfranco e Mario, anche lui esaltato da questa avventura, a chiudere Paola, per vedere che nessuno di noi si perdesse fra le fronde degli alberi!
“È adrenalina pura – gridò Mario all'arrivo, salutato dalla piccola folla che aveva assistito alla gara - dobbiamo assolutamente ripeterla.”
Dal canto mio, non potei che essere d'accordo “Molto più divertente che correre sulle nostre carrozze!” urlai rivolgendomi a Mario.
Detto. Fatto. Eccoci di nuovo in punta al larice più alto, pronti a seguire Gianfranco in un'altra folle corsa.
Neanche il tempo di prender fiato che già Paola ci illustrava la nuova specialità che avremmo sperimentato: la ruota-la-bacca .
“Dunque – iniziò Paola – per praticare questa specialità ci sono diverse possibilità, a seconda che si vogliano utilizzare le braccia oppure le gambe per far muovere il mezzo. Come vedete ci sono mezzi a due, tre e addirittura quattro bacche. Il movimento alle bacche motrici è dato da questo filo d'erba intrecciato, particolarmente resistente, che azionerete attraverso una manovella. Inoltre, si può scegliere se rimanere seduti oppure coricati.”
“Ma questo strumento lo conosco – esclamai – assomiglia al mio triciclo giallo fiammante” e senza indugio mi feci issare sul tribacca, iniziando a mulinare forsennatamente le gambe per pedalare.
“Ehi, Calma! Aspettami che arrivo” gridava Mario mentre roteava vorticosamente le braccia per azionare il suo tribacca a mano.
Il percorso si snodava attraverso infiniti campi di bacche, che dal chiosco di Evis si estendevano fino alle pendici del bosco di larici, per ritornare verso il centro abitato di Baccalandia.
Altro giro, altro attrezzo: eccomi dunque a bordo del tribacca a manovella che aveva utilizzato Mario, mentre lui provava un quadribacca, sempre a mano.
“Sei sempre il solito sfaticato – gli urlavo, per prenderlo un po' in giro – prova a muovere quelle gambe, che sono sempre a riposo!”
Inutile dire che tutte queste attività avevano stimolato il nostro appetito, per cui la tappa successiva fu un simpatico localino ai bordi del villaggio in cui potemmo assaggiare le specialità del luogo; tutte a base di bacche.
“Mi stupisco che i baccalandi non abbiano la pelle rossa come gli indiani - dissi scherzando a Mario – con tutte le bacche che mangiano!” ma lui era troppo impegnato ad assaporare il suo stufato per potermi rispondere.
Avemmo giusto il tempo di terminare il nostro pranzo che Gianfranco ci raggiunse con Alex e Silvia.
“Ah, eccovi qui! – esclamò, con un sorriso bonario – e io che pensavo che foste ancora in giro a pedalare...”; ci pensò Paola a toglierci dall'imbarazzo: “È colpa mia! – rispose, ridendo – avevo troppa fame per continuare.”
Un ultimo bicchiere di succo ed eccoci di nuovo in campo con una nuova attività: questa volta era Alex che spiegava le regole del bacca-in-buca , l'ultima specialità introdotta nei giochi baccolimpici, come ci disse Gianfranco.
“Si tratta di centrare dei buchi nella terra con una bacca, colpendola con un attrezzo, noi lo chiamiamo il bastone, realizzato con steli di erba intrecciati e induriti con la resina dei larici. Adesso vi mostro come si può fare.”
Prese una bacca e la colpì con un bastone, questa schizzò in aria e atterrò all'interno di un cespuglio ricolmo di bacche di pari colore, scomparendo così alla vista dei giocatori.
“Questo è il problema principale di questa specialità, spesso non si riesce a ritrovare la bacca colpita!”
“Forse bisognerebbe utilizzare delle bacche di colore diverso dal rosso” disse sghignazzando Mario, strizzandomi l'occhio.
Fu poi il nostro turno, ma direi che fu un vero disastro: Mario provò più volte a colpire la bacca, senza successo, in compenso un paio di volte fu il bastone a sfuggirgli di mano e volare per aria. Io invece, dopo vari tentativi, riuscii finalmente a colpire la bacca, ma così malamente che essa si spostò appena da dove era stata appoggiata.
“Forse è meglio cambiare specialità” suggerì saggiamente Alex, vedendo in lontananza avvicinarsi Silvia.
Era ora il turno del buca-la-bacca , che Silvia ci presentò in questo modo: “bisogna colpire quelle bacche appese ai rami dei larici con delle aste scagliate con questo attrezzo, realizzato in legno e fili d'erba intrecciati.”
“Modestamente, questa specialità la conosco bene – disse Mario, rivolgendosi orgogliosamente a Silvia – mio fratello è un maestro nel tiro con l'arco.”
In effetti Mario fu molto bravo e gareggiò con onore con Silvia, centrando alcune bacche, io invece neanche riuscivo a tendere l'arco senza incastrarmi nelle ruote della carrozzina, figurarsi a scagliare le frecce e centrare i bersagli. Mi riparai quindi all'ombra di un larice e sorseggiai un po' di succo in attesa del prossimo gioco.
“Presto! È arrivato Pietro, andate al chiosco di Evis” disse Gianfranco, giungendo di corsa al campo di buca-la-bacca .
In realtà Pietro non era un baccalando, ma un uomo di sopra , proprio come noi. Era un maestro di tennis, amico di Patrick, che lavorava a Sestriere e che da un paio d'anni insegnava questo sport agli omini di Baccalandia; nome in baccalese della specialità: bacca-rimbalza .
Qui non esistevano campi da tennis, e quindi la specialità si praticava su un prato delimitato da siepi, le racchette erano fatte con rami di larici e fili d'erba intrecciati e – potete scommetterci – le palline erano delle bacche.
Si ripeterono partite, in singolo e in doppio, fra di noi, contro Pietro e Alex, finché Gianfranco non ci richiamò all'ordine.
“Ragazzi, mi dispiace interrompervi ma è quasi ora di andare! Raggiungeteci al chiosco per il baccaperitivo di commiato.”
Il baccaperitivo era la cerimonia attraverso cui gli ospiti di Baccalandia abbandonavano questo luogo magico per tornare alle terre di sopra , non prima di aver consumato leccornie gastronomiche e succo di bacca a volontà.
Prese quindi la parola Gianfranco per il discorso di saluto.
“Siamo felici che tu e Mario abbiate potuto visitare le nostre terre. Spero abbiate passato una giornata piacevole in nostra compagnia e che vi siate divertiti a praticare le nostre specialità baccolimpiche. Mi auguro anche che questa esperienza possa rafforzare in voi la convinzione che ci vuole ben altro che una carrozzina per impedirvi di praticare seriamente dell'attività fisica, qui a Baccalandia – dove sarete sempre i benvenuti – ma soprattutto nelle terre di sopra , dove dovrete essere testimoni del fatto che lo sport è, e deve essere, un'attività che possono praticare tutti.”
Dopo aver ringraziato di cuore Gianfranco e i suoi amici Alex, Paola e Silvia, alzammo in alto i calici di succo, chiudemmo gli occhi, bevemmo d'un fiato il nostro calice e lo gettammo alle nostre spalle.
“Ehi Patrick – urlò Evis dal suo chiosco - ti stanno cercando dal campo sportivo!”
“Ok, grazie – rispose Patrick - Forza ragazzi, dobbiamo andare!”
Aprimmo gli occhi e ci ritrovammo seduti al tavolo del chiosco dove Evis ci aveva servito; la quiete del mattino aveva lasciato il posto alla gioiosa confusione dei bambini che giocavano sul prato e in riva al laghetto.
Poco dopo eravamo seduti nella prima fila del pullman, proprio alle spalle di Patrick; uno ad uno sfilavano davanti a noi i nostri compagni di gita; neanche si accorsero di noi, tanto erano intenti a parlottare fra loro, visibilmente insoddisfatti.
“Che palle! Era ora che arrivasse ‘sto pullman!” bofonchiava il primo, “Davvero, una noia tremenda… e che fregatura! Altro che calciatori di serie A” rincarava l'altro. Uno degli accompagnatori cercava si stemperare gli animi: “In fin dei conti non è stato male, non c'era la squadra titolare, ma l'allenatore era a vostra disposizione…”, ma fu interrotto da un grido di scherno “certo... a pranzo!”
Alessio era seduto proprio a fianco a noi, così gli chiesi il perché di questa insoddisfazione.
“È stata una perdita di tempo - iniziò – al mattino abbiamo aspettato un'ora che arrivasse qualcuno, poi ci hanno comunicato che la squadra era impegnata a Briançon per un torneo e così ci hanno mandato la squadra minore. Figurati, tutti bambini di 8-10 anni.” Una breve pausa e continuò: “A pranzo si è presentato uno degli allenatori della Cortanese, ci ha detto che ci avrebbe seguito nel pomeriggio, ma dopo mezz'ora è scomparso… così abbiamo giocato tutto il tempo fra di noi.” Poi, rivolgendosi ad uno degli accompagnatori, esclamò: “Ehi, Giacomo! Guarda cosa ho trovato nello spogliatoio, questo sì che è interessante”, tirò fuori dalla tasca un volantino e glielo passò.
Giacomo lo guardò attentamente: “Caspita, ragazzi, sentite un po': downhill con buggy bike e cimgo, handbike, trike, golf, tiro con l'arco e tennis! Cosa ne dite? Andiamo qui l'anno prossimo?!”
Sul pullman ci fu un boato! Mario ed io invece ci scambiammo un'occhiata stupita e ci scappò da ridere: sembrava il programma di gara dei giochi baccolimpici.
Una sorpresa ancora più grande però giunse quando chiesi a Giacomo di farmi vedere quel volantino; recitava così:
“FREEWHITE: lo sport per tutti.
Per informazioni: contattare Gianfranco!”