IL BOSCO DI NICCOLO'
Bonneville è un grazioso paese di montagna, un antico borgo con baite e piccoli viottoli in ciottolato, all'ingresso del parco naturale del Massiccio del Grand Pierron.
A protezione del paese c'è un fitto bosco di abeti che fa da scudo verso il ripido versante della montagna: molte volte questi maestosi alberi avevano fermato frane e valanghe che avrebbero potuto arrecare gravi danni alle persone ed alle case di Bonneville.
Appena fuori del paese, in una grangia ristrutturata, vive Dario, il guardaparco, insieme alla moglie Michela, maestra nella locale scuola elementare, ed il loro figlioletto Niccolò.
Per un amante della natura come Dario, sarebbe difficile poter anche solo immaginare un lavoro migliore del suo: estate ed inverno infatti percorre i ripidi sentieri che lo portano nel cuore del parco, controlla gli argini del torrente, lo stato di salute degli animali che lo popolano, ma soprattutto controlla che le orde di turisti che invadono il Grand Pierron nei giorni di festa non provochino danni eccessivi.
A Bonneville infatti la vita scorre tranquilla e serena, ancora legata ai ritmi della natura, lontana dalla frenesia e dai rumori della città, ma nei fine settimana e durante le vacanze questa pace viene interrotta dalle comitive di villeggianti che invadono con le loro auto il paese ed i prati.
I periodi di vacanza sono quindi momenti difficili per gli abitanti di Bonneville, infastiditi dal frastuono e dallo scarso rispetto per la natura della maggior parte dei turisti, che da parte loro non capiscono e non accettano il fatto che un paese così bello e ricco di attrattive non si attrezzi per offrire opportune strutture ricettive.
È proprio per questo motivo che il signor Papier, sindaco di Bonneville, da anni cerca di imporre la costruzione di ristoranti ed alberghi in paese, senza però incontrare mai il sostegno dei suoi compaesani.
Nessuno però poteva immaginare che quest'anno la tradizionale fiera di Sant'Albino, patrono del paese, si sarebbe trasformata in una trappola per gli abitanti di Bonneville.
Il signor De Lamaison, proprietario di una catena di alberghi di lusso, aveva infatti deciso di andare a trovare un suo vecchio amico proprio in quel lontano e sperduto paesino di montagna: indovinate un pò, proprio il signor Papier!
Quando al sindaco venne riferito che il signor De Lamaison sarebbe stato suo ospite in paese decise di organizzare un'accoglienza degna di un capo di stato, ben sapendo che questa volta sarebbe finalmente riuscito a portare a termine i suoi progetti: se fosse riuscito a convincere il suo vecchio amico ad investire su Bonneville, questa sarebbe diventata finalmente una vera, ricca e caotica località turistica e non più un insignificante paesino di montagna!
Dopo alcune settimane settimana, il sindaco invitò tutti i suoi compaesani in piazza per illustrare quale grossa opportunità stava per concretizzarsi.
"Amici - esordì il signor Papier - come sapete quest'anno, alla fiera, l'illustre signor De Lamaison è stato mio ospite. Ha molto apprezzato le bellezze del nostro paese e del nostro parco, e ha deciso di finanziare la costruzione di un grosso albergo appena fuori il paese, sui terreni comunali che da anni giacciono inutilizzati".
Ed aggiunse: "Non un albergo qualunque, ma un albergo di lusso, che porterà lustro e ricchezza al nostro paese".
Le persone in piazza rimasero molto perplesse a questa notizia, ma la cosa peggiore doveva ancora arrivare: "Inutile dire che ho dato fin da subito piena fiducia al signor De Lamaison, i suoi tecnici hanno eseguito i sopralluoghi e gli studi del caso e proprio oggi ho ricevuto il progetto dell'opera. Chiunque sia interessato, può trovare le carte in comune".
Dario fu tra i primi a recarsi in comune per consultare il progetto, e quello che vide lo lasciò di stucco: si trattava di una struttura enorme, con molte camere, tre ristoranti, due enormi posteggi, ma soprattutto, una grossa piscina realizzata proprio al centro del secolare bosco di abeti, o - meglio - di ciò che ne sarebbe rimasto!
" Signor Papier - disse Dario, irrompendo nell'ufficio del sindaco - questo progetto è semplicemente una follia! Ma si rende conto cosa significa costruire un simile mostro! E poi, sacrificare il bosco di abeti per una piscina è pericolosissimo, il bosco è il nostro scudo verso la montagna!"
"Suvvia signor Dario, non faccia il catastrofico - replicò serafico il sindaco - è sempre il solito problema, voi siete contro le novità e la modernità" ed aggiunse "guardi invece i lati positivi: solo turismo di elite, niente più macchine e pic-nic nei prati, più nessuna comitiva di bimbi urlanti che giocano a pallone in riva al fiume; finalmente anche lei avrà un attimo di respiro nei week-end".
Questa spiegazione non calmò affatto il fiero guardaparco, che uscì dal comune convinto di poter dar battaglia a questo progetto, così irrispettoso della natura e degli usi e costumi degli abitanti del paese.
Passò quindi al bar in centro paese, dove seduto ai tavolini appena fuori il locale, incontrò il suo amico Gianfranco, anch'egli guardaparco.
"Sono stato in comune ed ho visto il progetto - iniziò subito Dario - a me sembra una follia! Tu cosa ne pensi?"
"Hai ragione - incalzò Gianfranco - Bonneville non è preparata ad un simile progetto. E poi, non si può toccare il nostro bosco, non solo è fondamentale per la sicurezza, ma è il simbolo stesso del nostro paese, quegli alberi sono stati piantati dai nostri nonni e dai nostri padri, e non possono essere abbattuti per far posto ad una piscina!".
Quella che poteva essere una normale discussione fra amici coinvolse via via un numero sempre crescente di persone che passeggiavano sulla piazzetta, tutte quante convinte che quell'albergo avrebbe portato soltanto guai.
La sera a cena, Dario raccontò del progetto alla moglie Michela ed al figlio Niccolò.
"Domani, in classe, parlerò del bosco ai miei bambini e chiederò di fare un bel disegno da portare in comune, insieme alla richiesta di non toccare i nostri abeti" disse Michela.
L'idea piacque molto sia a Dario che a Niccolò, che subito andò in camera per iniziare il suo disegno, mentre mamma e papà continuavano a discutere di fronte al caminetto acceso.
Arrivò così l'ora di andare a letto e Dario e Michela andarono in camera da Niccolò per il bacio della buonanotte; il bimbo era ancora impegnato nel rifinire il suo bel disegno e non voleva saperne di infilarsi sotto le coperte.
"Mamma, papà - disse Niccolò - ma com'è possibile che abbattano il nostro bosco? Dove andremo a giocare noi bambini d'estate? Possibile che non si possa fare nulla per salvarlo?"
"Stai tranquillo piccolino - rispose la mamma - vedrai che papà ed i suoi amici riusciranno ad evitarlo. e se non ci riusciranno loro, chiederemo aiuto ai folletti del bosco!"
"I folletti del bosco - esclamò Niccolò - non me ne avete mai parlato? Ma chi sono? Davvero abitano nel nostro bosco? E come sono? Grandi? Piccoli? .."
"Calma, calma - intervenne Dario - è solo una vecchia leggenda, una storia che ci raccontavano i nostri nonni. Si narra che nel bosco vivano dei piccoli ometti, con grandi poteri, in grado di curare gli alberi e farli diventare sempre più alti e forti, così che neanche le valanghe e le frane più grosse possono impensierirli. E se per caso uno o più alberi dovessero cadere, loro subito ne piantano altri, che crescono nella notte ed il giorno dopo sono già alti e forti, pronti a prendere il posto di quelli appena abbattuti. Ma purtroppo, sono solo favole."
"Ma qualcuno li ha mai visti, questi ometti?" incalzò il bambino.
"No, nessuno - rispose Dario - ma la tradizione dice che le notti del solstizio d'estate e di inverno i folletti siano visibili ai bambini. Ecco perché, quando io e la mamma eravamo piccolini, i nostri nonni ci portavano nel bosco, con le candele accese e cesti di frutta e dolcini da lasciare sotto gli alberi. Ma ormai, questa tradizione si è persa e sono molti anni che non si portano più i bimbi nel bosco. Adesso però dormi, è tardi!"
"Aspetta, aspetta! - disse Niccolò - quanti giorni mancano al solstizio di estate? Non sarà mica passato?"
Dario ci pensò un attimo e disse: "Dovrebbe essere fra un paio di settimane, non so bene, ma adesso vado a controllare".
"Allora mi portate nel bosco, vero? - disse Niccolò, tutto eccitato - così potrò chiedere aiuto ai folletti!"
"Niccolò, è una leggenda - disse Dario - i folletti non esistono! E di sicuro, non possono aiutarci a proteggere il bosco dal signor Papier!"
Ma mamma Michela fu più accondiscendente: "Adesso fai la nanna, poi ci pensiamo" e poi, rivolta verso Dario "perché no! In fondo, sarebbe divertente, sarebbe come tornare un pò bambini anche noi" e concluse: "Domani, ne parlerò a scuola con i miei alunni e i loro genitori! Ma adesso, poche storie e a letto! Buonanotte Niccolò".
"Buonanotte mamma, buonanotte papà."
Per tutta la notte Niccolò sognò folletti e creature magiche che combattevano contro i buldozzer e le scavatrici del signor De Lamaison, costringendoli alla fuga!
Il giorno successivo, a scuola e nell'intero paese, l'idea di Niccolò fu molto apprezzata, tanto che Michela decise di organizzare una festa nel bosco proprio la notte del solstizio d'estate; le mamme avrebbero pensato ai dolcini, i papà a costruire le lanterne mentre i bimbi avrebbero raccolto la frutta da portare in dono ai folletti.
Furono due settimane frenetiche per tutti i bimbi di Benneville, soprattutto per Niccolò, vero artefice di questa iniziativa.
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Tempo di Racconti, disponibile alla pagina I LIBRI >>