L'ALLEGRA FATTORIA
Un giorno, Giovannino camminava con il suo nonno fra i vari recinti della fattoria in cui viveva: era una bella fattoria, con grandi campi da coltivare e molti animali da accudire.
Il nonno ormai era vecchio e passava le giornate in compagnia del nipotino, mentre i genitori ed i contadini erano impegnati nei campi e con gli animali.
"Nonno - chiese Giovannino - ma chi ha costruito questa fattoria? E tutti questi animali, da dove arrivano?".
Il nonno si fermò e guardò Giovannino: "Vieni - disse al piccoletto - andiamo a sederci sotto quell'albero, che ti devo raccontare una storia".
Giovannino adorava le storie che raccontava il nonno, corse sotto l'albero e si sdraiò sull'erba: "Forza, nonno. Racconta!".
<< C'era una volta, oltre quelle montagne, una vallata ricca di erba e di acqua, in cui vivevano in libertà un gran numero di animali diversi. C'era cibo per tutti, e tutti vivevano in armonia.
Un giorno però cominciò a piovere a dirotto, per giorni e giorni non smise di piovere, ed i fiumi e torrenti cominciarono a straripare ed a riversarsi nei prati. Tutti gli animali furono costretti a rifugiarsi sulle montagne, per scampare alla piena.
Fra questi vi era un possente toro, chiamato Totò, con la sua famigliola: Muh, Vitellì e Vitellò. Come gli altri animali, anche loro si incamminarono verso i ripidi sentieri della montagna, in cerca di nuovi pascoli. Il cammino era molto faticoso, e spesso dovevano fermarsi a riposare.
Una sera, all'improvviso, Totò udì dei terribili ululati e dei belati disperati giungere da dietro il bosco. Non c'era dubbio: un branco di lupi stava attaccando delle caprette, e se non avesse fatto nulla, le avrebbero sicuramente divorate.
Totò era un animale molto coraggioso e generoso; non perse tempo e, lasciata Muh ed i vitellini al sicuro, si lanciò nel bosco in soccorso delle povere caprette. Non fu difficile per lui sbarazzarsi dei lupi; subito dopo si avvicinò alle caprette ferite.
Erano due belle caprette nere, il maschio si chiamava Nerone e la femmina Nerina. Entrambe erano ferite e spaventate, e se non fosse stato per Totò, non avrebbero avuto scampo. "Come potremo mai ringraziarti - disse Nerone - senza di te quei lupi ci avrebbero sbranato in pochi minuti". Ed anche Nerina, seppure ferita, si avvicino a Totò per ringraziarlo del suo intervento. Ma questi, vedendole così spaventate e ferite, disse loro: "Non potete continuare da soli; i lupi torneranno e per voi sarebbe la fine. Perchè non venite con me e la mia famiglia?".
Le caprette accettarono volentieri e si diressero con Totò nella grotta dove aveva lasciato Muh ed i vitellini. "Eccomi di ritorno - disse Totò - ed ho con me due nuovi amici".
La notte trascorse tranquilla, e l'indomani gli animali ripresero il viaggio verso la cima della montagna. Camminarono giorni e giorni, valicarono finalmente la montagna, finché giunsero in un piccolo ma rigoglioso pascolo, ricco di erba fresca.
Erano tutti molto stanchi e affaticati; brucarono un po' d'erba e si misero a riposare. Improvvisamente, da dietro gli alberi, uscì una cavalla al galoppo e si scagliò contro Totò, coprendolo di calci e morsi.
"Via dal mio pascolo! - urlava la cavalla - andate via!". Totò era un animale possente, ma anche molto paziente: "Perchè ci vuoi mandare via? - disse tranquillo Totò - non vogliamo farti del male! Vogliamo solo riposare un po' prima di proseguire il nostro viaggio!".
Ma la cavalla continuava a scalciare ed a mordere, coinvolgendo nella baruffa anche i vitellini. A questo punto Totò stava per reagire, quando da dietro gli alberi intravide una piccola puledrina, che assisteva alla scena. Tutto era chiaro, ormai! La cavalla stava difendendo la sua piccola.
"Non agitarti - disse allora Totò - Ho capito che vuoi difendere la tua piccola. Ma noi non vogliamo fare del male a nessuno. Vogliamo solo riposare!". Ma la cavalla non si fidava "Qui non c'e abbastanza spazio e cibo per tutti. Dovete andarvene al più presto!". E detto questo si allontanò verso gli alberi, dicendo alla puledrina di non avvicinarsi agli animali nel pascolo.
Ma si sa! I cuccioli non sempre ubbidiscono ai genitori, e la curiosità verso quegli altri animali era troppo forte. Appena la mamma si allontanò, la puledra corse dagli altri cuccioli per giocare. Non ci volle molto tempo affinché diventassero inseparabili compagni di gioco, ed anche la cavalla - con più attenzione - si avvicinò al resto del gruppo.
Dopo pochi giorni andò da Totò e disse: "Scusa se ti ho accolto a calci e morsi! Dovevo difendere la piccola. E non vi conoscevo. Ma ora è diverso!". E così, da quel giorno, Stella e Stellina di mare - questi i nomi dei cavalli - divennero parte del branco.
E quando il gruppo si rimise in marcia, alla ricerca di nuovi e più ampi pascoli, i cavalli andarono con loro. Passarono ancora molti giorni, finché giunsero in uno splendido prato, affacciato sul mare, con erba ed acqua in abbondanza per tutti.
Sembrava proprio che il loro viaggio fosse finito. "Qui staremo bene, tutti quanti" esclamò soddisfatto Totò rivolgendosi a tutti gli animali del gruppo.
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Fili di Fiabe, disponibile alla pagina I LIBRI >>