LA CAPRETTA MAGICA
In cima alla montagna, in una vecchia baita vicino ai boschi di pino, viveva una vecchietta, la cui unica compagnia era una bella capretta.
Ogni giorno la vecchietta portava la capretta a pascolare nei prati, la sera mungeva il latte, che poi usava per fare degli ottimi formaggi. Ogni mese il suo nipote si arrampicava fino alla baita per portare il necessario alla nonna e per prendere i formaggi da vendere al mercato.
“Nonna – diceva sempre il nipote – quando ti convincerai a venire a vivere con me in città?”
E la nonna: “Mai! io sto bene qui, e poi? cosa ne sarebbe della mia capretta?”.
Ma il tempo passava, e la vecchietta diventava sempre più stanca. Un giorno, mentre stava mungendo la capretta, la nonna disse:
“Eh! cara la mia capretta! io divento sempre più vecchia e non ce la faccio più a vivere da sola qui in montagna. È troppo faticoso per me accompagnarti ai pascoli, mungerti, fare il formaggio! Ha proprio ragione il mio nipotino: dovrò andare a vivere in città”.
All’udire queste parole, la capretta si agitò moltissimo:
“E adesso? che ne sarà di me? – pensava la capretta – mi venderanno agli altri pastori? o peggio al macellaio del paese?”.
La capretta non riusciva a dormire quella notte... quando, all’improvviso, ecco che dalla finestra entrò la fata degli animali:
“Cosa c’è che ti agita tanto?”
“La mia padrona è ormai troppo vecchia per badare a me – disse la capretta – ed ha deciso di andare a vivere in città con suo nipote”.
“Non preoccuparti – disse la fata – indossa questo collarino e tutti i tuoi problemi saranno risolti” e così dicendo, sparì.
La capretta non aveva neanche capito bene a cosa servisse davvero, ma guardando il collarino pensò fra sè e sè:
“In fin dei conti, che cosa ho da perdere?”.
E se lo infilò al collo. Ed ecco la sorpresa: improvvisamente il latte cominciò a uscire e a depositarsi nei contenitori che utilizzava la nonna; e non era tutto. Poco dopo, infatti, il latte era già diventato una bellissima forma di formaggio!
“Adesso ho capito – esclamò la capretta – con questo collare non avrò più bisogno di qualcuno che mi accudisca, mi munga e faccia il formaggio! Così la nonna potrà finalmente riposarsi”. Con questo pensiero in mente, la capretta finalmente si addormentò.
Il giorno successivo la vecchietta entrò nella stalla, e fu una bella sorpresa trovare la forma di formaggio già bella fatta e appoggiata sull’apposita rastrelliera.
“Che strano! – esclamò la nonnina – Non mi ricordavo di aver già preparato questa forma di formaggio! Eppure, se è qui, è perché devo averla preparata ieri sera prima di andare a letto”. E poi pensò “Meglio così! oggi potrò riposare un po’ ”.
Ma la sorpresa fu ancora maggiore il giorno dopo, e quello dopo ancora, perché entrando nella stalla trovava sempre una bella forma di formaggio ordinata sulla rastrelliera. Non sapeva cosa pensare, ma l’unico vero pensiero che le teneva compagnia era: “Finché troverò ogni giorno il formaggio pronto, non avrò bisogno di andare a vivere in città”. Ed ovviamente anche la capretta era felice.
Il nipote della vecchietta intanto non si dava pace di quanto accadeva:
“Ma nonna – diceva ogni volta che andava a trovarla alla baita – come fai alla tua età a vivere qui e continuare a produrre tutto questo formaggio?”. E poi aggiungeva: “La cosa incredibile è che mi sembri anche meno stanca del solito, mi sembri anzi sempre più in forma! Sarà l’aria di montagna!”. E caricate le forme di formaggio sul carretto, tornava in città.
Ma il tempo passava, e giunta ormai ad un’età veneranda, la vecchietta serenamente morì.
La versione completa della fiaba è presente nella raccolta Fiabe di Terra e di Mare, disponibile alla pagina I LIBRI >>